
Siamo partite dall’idea, condivisa da
tutte, che la scuola deve essere pubblica, laica e inclusiva. La Costituzione
italiana e la Convezione Internazionale dei diritti dell’Infanzia costituiscono
i nostri riferimenti. Da qui abbiamo iniziato a cercare nel mondo che ci
circonda “la scuola che vorremmo” e l’abbiamo trovata nella scuola creativa di
Gianfranco Zavalloni. I pensieri del suo fondatore sono stati di grande
ispirazione per noi.
Questa lettera vuole essere sia un
contributo alla discussione in atto nel nostro Comune, sia un invito ai
cittadini e alle cittadine del Comune di Lerici a partecipare a questo momento
cruciale per il nostro futuro.
LA SCUOLA CHE VORREMMO
Vorremmo una
scuola capace di accogliere sempre le competenze dei bambini e delle bambine.
Una scuola capace di ascoltare, di dare spazio e tempo per permettere loro di esprimere
le proprie capacità, talenti e attitudini.
Secondo noi per
fare questa scuola bisogna riscoprire il senso di queste parole.
Il piccolo. A livello di
politica scolastica dobbiamo tornare a valorizzare le piccole scuole. Più le
scuole diventano grandi più diventano ingestibili, perché sono difficili le
relazioni interpersonali. La scuola è un luogo dell’abitare, come lo è la casa. Ma troppo
spesso, per le sue necessità architettoniche, non è il luogo che offre le
emozioni dell’abitare e senza queste emozioni imparare diventa difficile.
Il lento. Una scuola
creativa è possibile a patto che sia lenta. Il problema dei tempi è un problema
fondamentale. Dobbiamo imparare a rallentare a scuola e a casa, si tratta di fare
meno e farlo meglio, “lavorare sul metodo” e non sul nozionismo, sui contenuti.
Il bello. E’ importante avere dei luoghi, delle esperienze di contatto con il bello. L’ambiente, esterno e interno
all’aula, quando si nutre di principi di bellezza, agevola il dispiegarsi di energie
positive. Il rapporto fra la felicità e i luoghi in cui viviamo è assolutamente
interscambiabile: il grigiore e i muri annientano i pensieri felici.
Il semplice. Una scuola semplice è una scuola che usa il gioco. La scuola del gioco, la scuola del piacere e del divertimento ma anche la scuola dei piccoli gesti.
La sobrietà. Una scuola
creativa è una scuola che sa fare molto con poco, cioè una scuola che non
necessariamente ha bisogno di grandi finanziamenti. Sobrietà vuol dire anche
povertà, gratuità, inutilità: fare cose che apparentemente non sono, dal punto
di vista economico, valorizzate perché gratuite. Una scuola sobria è in grado
di mettere a sistema le risorse del territorio, le capacità umane e si regola
secondo i principi della sostenibilità.
Il locale. Una scuola creativa è una scuola locale. Locale vuol dire una scuola che
punta a far capire, a far scoprire ai bambini e alle bambine il luogo in cui
vivono.
L’ambiente. L’ambiente ci parla, costruisce i
nostri pensieri sulla vita e sul viaggio che dobbiamo fare per vivere. Imparare
a dialogare con l’ambiente è fonte primaria di certezze e di sicurezza.
La conoscenza. Emozione e conoscenza camminano di pari passo. Per attivare i
meccanismi del conoscere occorre creare una situazione di benessere negli
alunni e nelle alunne. Soltanto un luogo che crei un’interazione fra attività
di studio e recupero gioioso può favorire quel benessere che dispone ai
condizionamenti scolastici.
Il bene comune. La
scuola è un bene comune, un bene che le persone condividono grazie alla loro
attiva partecipazione alla vita della comunità. Nella scuola il rapporto
educativo è il fattore primario che innesca e sviluppa il bene comune se è
capace di esprimersi nella sussidiarietà, nella solidarietà, nella partecipazione
e di tendere alla verità, alla libertà, alla giustizia. Nella scuola il bene
comune costituisce il più solido anello di congiunzione tra generazione e
generazione.
COSA NON VOGLIAMO
·
Non vogliamo che i bambini del Comune di Lerici vengano privati delle opportunità
educative e formative offerte dalla scuola di Tellaro. Ogni scuola ha
qualcosa di originale da offrire alla comunità.
·
Non vogliamo che Tellaro perda questo luogo di aggregazione, cultura, gioia
e libertà.
COSA CHIEDIAMO ALLA
POLITICA
· Chiediamo
alla politica di mettere al centro della sua agenda la cultura e la scuola.
· Riteniamo
infatti che occorra investire sempre, e
sempre di più, su educazione, formazione ed istruzione, presidi di
civiltà che permettono ai borghi di mantenere significativi ed irrinunciabili
forme di socialità e servizi.
· Rivendichiamo
quindi il diritto a spazi educativi e
ricreativi, ritenendo ingiusta ogni forma di chiusura.
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