Uno stralcio dell'intervista a Irene Biemmi autrice del libro "Federica e Federico" che ha creato scandalo a Lerici per la sua presunta capacità di diffondere l'ideologia del genere (che peraltro non esiste).
"Femmine e maschi, nel nostro paese, crescono in un ambiente familiare e sociale che allestisce
due scenari di vita differenti per le une e per gli altri: fin dalla nascita (e spesso ancor prima, già nel periodo dell’attesa della figlia/del figlio) gli adulti cominciano a tessere intorno alle bambine un mondo rosa pastello all’interno del quale si possono svolgere solo certe attività e praticare solo determinati giochi e sport.
Processo analogo coinvolge i bambini che sono addestrati a vivere nel loro mondo azzurro dove sono banditi giochi, colori, atteggiamenti propri dell’altro sesso. La preferenza per il rosa e l’azzurro viene alla fine confusa come un attitudine naturale, quando invece è un evidente prodotto culturale.
Leggere in classe
Federica e Federico può essere utile per sfatare questi presunti gusti femminili e maschili: ci saranno bambine che amano correre all’aria aperta e giocare a calcio, come Federica, e bambini che si divertono a giocare con la cucinetta, come Federico. In più, il fatto che sia una figura adulta competente a proporre questa lettura è importante perché può fornire strumenti utili a decostruire gli stereotipi di genere.
Federica e Federico trovano un pezzetto della propria identità nei giochi che preferiscono. Anche per comunicare le loro preferenze ai genitori utilizzano i giochi, e specialmente manifestano il desiderio di "mescolarli" e giocarci insieme. Perché ha scelto questa soluzione?
Perché credo che la cosa migliore sia creare uno spazio condiviso in cui maschi e femmine possano scegliere liberamente, di giorno in giorno, quali giochi utilizzare. Ed è importante che bambine e bambini giochino insieme, in gruppi misti, non solo nei primi anni di vita. Alcune ricerche dimostrano che se al nido, e poi ancora nei primi anni della scuola d’infanzia, esiste una completa libertà di scelta dei giochi e delle attività a cui dedicarsi, nella scuola primaria il gioco tende progressivamente ad assumere una precisa connotazione di genere e maschi e femmine si avviano a giocare in gruppi separati. È come se eventuali gusti “devianti” (per esempio il gioco della bambola per il maschio) fossero considerati accettabili quando si è molto piccoli, ma diventassero assolutamente da correggere con il proseguire dell’età, in vista forse di una corretta assunzione dei modelli di genere adulti.
Mescolare i giochi e non etichettarli come “da maschi” o “da femmine” è un primo passo per creare nuovi spazi di libertà nell’educazione dei nostri figli/delle nostre figlie."
intervista a Irene Biemmi